Enrico Seta, Presidente di ANDEL
5 marzo 2021
In queste settimane sono venuti a coincidere due fatti che potrebbero favorire una ripresa di iniziativa politica sul tema della disabilità, in una chiave non assistenziale e non di mero omaggio retorico.
Ci riferiamo alla presentazione – da parte della Commissione Europea – della Strategia Europea sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e alla quasi contemporanea presentazione – da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – della IX Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili (anni 2016-2017 e 2018).
Cominciamo da quest’ultimo, corposo documento: 300 pagine di dati riferiti purtroppo ad anni precedenti alla crisi pandemica, ma comunque significativi.
Prima domanda: perché il sistema statistico nazionale – in grado di fornire i dati sulle forze di lavoro in Italia con flusso continuo, addirittura “con riferimento a tutte le settimane di ciascun trimestre” (https://www.istat.it/it/archivio/8263), è così lento su questo non piccolo segmento del mercato del lavoro che riguarda le persone con disabilità (parliamo ormai di oltre un milione di persone)? Perché i dati della relazione ministeriale, presentati il 2021, si fermano al 2018?
Occorre, in proposito, ricordare che il Decreto Legislativo n. 151/2015 aveva introdotto un comma (il 6 bis) all’articolo 9 della legge fondamentale in materia di collocamento mirato delle persone disabili (la legge 68/99) prevedendo l’istituzione di una banca dati sull’inserimento mirato. A tale innovazione era assegnato proprio il compito di “razionalizzare la raccolta sistematica dei dati disponibili sul collocamento mirato, di semplificare gli adempimenti, rafforzare i controlli e migliorare la valutazione degli interventi”.
Ma purtroppo, da sei anni si attende l’attuazione di questa norma. Nel 2019 sembrava fossimo giunti al risultato, tanto che l’allora Ministro Catalfo poté preannunciare l’immininenza dell’apertura della banca dati (https://www.adnkronos.com/catalfo-presto-banca-dati-su-collocamento-mirato-disabili_7HVdrhQ1x5fQlSUgqkMALU ) ma … non se ne fece nulla.
Oggi quindi dobbiamo ancora accontentarci dei dati del 2016, 2017 e 2018.
Ma purtroppo oggi l’Europa – con il Next Generation EU – ci chiede non solo di fotografare il presente, ma di progettare il futuro post-pandemico del nostro “sviluppo inclusivo”: si tratta del Pilastro 3 della Recovery and Resilience Facility.
L’Europa ci chiede anche – sempre attraverso la Recovery and Resilience Facility – di disegnare le nostre “politiche per la prossima generazione” (Pilastro 6) e di indicare percorsi di rafforzamento della “coesione sociale e territoriale” degli Stati membri (Pilastro 4).
Queste richieste sono alla base della proposta – presentata con un appello a tutti i parlamentari da 2.000 cittadini e 80 associazioni e raccolto da ANDEL – di introdurre una linea di finanziamento del PNRR (il Piano italiano per l’utilizzo dei fondi europei del Recovery) al tema dell’inclusione lavorativa delle persone disabili.
Ovviamente l’Europa nell’indicarci questi obiettivi – e condizionando ad essi l’erogazione dei finanziamenti straordinari del Recovery Fund – ha ben presenti le problematiche delle persone con disabilità.
Basta appena dare una scorsa ad un documento un po’ ostico ma fondamentale ai fini della redazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza: la Regulation of the European Parliament and of the Council establishing the Recovery and Resilience Facility”, approvata definitivamente dal Consiglio l’11 febbraio 2021. In queste Linee Guida, che tutti i Paesi Membri devono rispettare nel redigere (entro il prossimo 30 aprile) i loro Piani Nazionali, il riferimento alle persone disabili appare ripetutamente.
Ma, come se non bastassero questi documenti – che tracciano i confini e le finalità del grande sforzo europeo in corso con il Next Generation EU – è giunta, appena pochi giorni fa – come si diceva – la Strategia Europea sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030, che dedica allo stesso tema della nostra IX Relazione al Parlamento – l’inclusione lavorativa delle persone disabili – parti di grande significato, che dovrebbero essere attentamente valutate dal nostro Governo e dal nostro Parlamento.
Particolarmente significativi alcuni passaggi della Strategia 2021-2030: i paragrafi 4.2 Sviluppare nuove competenze per nuovi lavori e 4.3. Promuovere l’accesso a lavori di qualità e sostenibili.
La Commissione sottolinea – ad esempio – la necessità di “strategie nazionali sulle competenze che coprano anche le specifiche necessità delle persone con disabilità”. Abbiamo sviluppato come sistema-paese questa strategia? Forse è arrivato il momento di farlo e il Recovery Plan può essere la grande occasione.
Si chiede anche agli Stati membri di operare quegli “adattamenti delle politiche di istruzione e formazione alle esigenze delle persone con disabilità in modo coerente all’UNCRPD”, cioè alla Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili.
Ma le parti più interessanti sono quelle in cui la Commissione invita gli Stati membri a “fissare obiettivi” ben precisi (magari con indicatori di tipo quantitativo) per la “partecipazione degli adulti con disabilità all’apprendimento al fine di aumentare la loro partecipazione e garantire che le strategie nazionali per le competenze coprano le esigenze specifiche delle persone con disabilità” e di “adottare misure mirate e formati di formazione flessibili per garantire programmi di IFP (Istruzione e formazione professionale) inclusivi e accessibili anche per le persone con disabilità” e ancora di “sostenere ulteriormente la cooperazione tra le parti interessate dell’economia sociale, compresa l’identificazione delle esigenze di competenze digitali e l’applicazione di tecnologie di supporto per una migliore occupabilità”. E’ un chiaro riferimento (che come vedremo sarà ribadito ancora nel corso del documento”) a quel ruolo del terzo settore che ANDEL, nella sua proposta sul Recovery Plan ha fortemente enfatizzato.
Ma, ai fini del tema trattato in questa nota, forse le parti più indicative della nuova Strategia Europea sono al paragrafo 4.3. laddove si chiarisce, preliminarmente, che “la valutazione della Strategia sulla disabilità 2010-2020 ha identificato l’occupazione come una delle cinque principali priorità politiche per le azioni future” e si preannuncia che:
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nel 2022, la Commissione presenterà “un pacchetto di iniziative per migliorare l’occupazione delle persone con disabilità, cercando la cooperazione con la rete europea dei servizi pubblici per l’impiego, le parti sociali e le organizzazioni di persone con disabilità”,
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nel 2021 la UE pubblicherà una relazione sull’attuazione della direttiva dell’UE sull’uguaglianza in materia di occupazione e, se del caso, darà seguito a una proposta giuridica in particolare per rafforzare il ruolo degli organismi per le pari opportunità;
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nel 2021 verrà emanato un Piano d’azione sull’economia sociale per migliorare l’ambiente favorevole all’economia sociale, comprese le opportunità legate alle persone con disabilità, attraverso imprese sociali con un focus sull’integrazione.
Arriverà l’Italia preparata a questi appuntamenti?
Si, se faremo ciò che l’Europa ci invita a fare:
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“stabilire, entro il 2024, obiettivi per aumentare il tasso di occupazione delle persone con disabilità e ridurre i divari nel tasso di occupazione tra le persone con e senza disabilità per contribuire a raggiungere l’obiettivo principale dell’occupazione per il 2030 proposto nel piano d’azione per attuare il pilastro europeo dei diritti sociali per l’approvazione dal Consiglio europeo”;
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“rafforzare le capacità dei servizi per l’impiego per le persone con disabilità e migliorare il lavoro con le parti sociali e le organizzazioni di persone con disabilità”;
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“facilitare il lavoro autonomo e l’imprenditorialità, anche per le persone con disabilità intellettive e psicosociali, fornendo supporto su questioni legali e commerciali, anche utilizzando i fondi dell’UE”.
Indicazioni preziose – in particolare quest’ultima che è oggi così poco presente nella nostra realtà e che invece può essere la via maestra per inserire nella realtà del lavoro le persone con disabilità più complesse.
Si tratta di indicazioni che dovrebbero essere raccolte in tempo e con serietà da nostro Parlamento.
La proposta di ANDEL è molto semplice. La IX Relazione del Ministro del Lavoro al Parlamento sia il punto di partenza e la leva per l’avvio di una Indagine Conoscitiva del Parlamento sull’occupazione delle persone disabili nel nostro paese, un fascio di luce su un tema di equità, di civiltà, di benessere e serenità per oltre un milione di famiglie.